Dito in bocca: come eliminarlo?

dito in bocca

Succhiare il dito per i bimbi molto piccoli è un gesto naturale e spontaneo e un modo per conoscere il mondo ma, quando questa abitudine si prolunga oltre i tre anni, diventa un vizio che se non corretto può provocare alterazioni nella posizione dei denti e, nei casi più gravi, nella forma delle arcate.

Dunque come e quando intervenire per non innescare una risposta contraria nel bambino e prevenire possibili problemi orali?

La prima cosa da fare è chiederci perché il nostro bimbo si succhia il dito.

Questo è il primo suggerimento della Dott.ssa Leonella Caliari, Odontoiatra specializzata in Ortodonzia presso il Centro Ortodontico Vicentino-Dentisti Vignato che dirige dal 2006.

L’atto di succhiare il dito è una manovra di compensazione a una situazione di stress. E’ la ricerca di autoconsolazione e di conforto. Quando spiego questo aspetto le mamme stupite mi chiedono: “un bimbo così piccolo è già sottoposto a stress??”

Ebbene si, perché l’adattamento al mondo che lo circonda e il distacco dalla mamma sono cambiamenti radicali che possono rappresentare fonti di stress. Il succhiamento del dito regala piacere e, ricordando il seno materno, dà al bimbo sensazioni piacevoli e consolatorie”.

Dottoressa, quando dobbiamo preoccuparci?

Oltre i tre anni il succhiamento prolungato del dito può provocare cambiamenti nella posizione dei denti e, in alcuni casi, anche alterazioni molto marcate nella forma delle arcate dentarie. Questo accade soprattutto se il bambino ha già naturalmente uno squilibrio tra l’osso mascellare superiore e la mandibola. Se protratta nel tempo, questa abitudine viziata può alterare anche deglutizione e linguaggio richiedendo lunghi trattamenti ortodontici e logopedici per riportare la situazione alla normalità. Ecco perché è consigliabile non sottovalutare questo vizio.”

Quali piccole strategie sono indicate per aiutare i piccoli a smettere?

Certamente la visita con l’Ortodontista può rappresentare un momento importante in cui il piccolo prende coscienza che quello che fa non va bene.

In molti anni di lavoro con i bambini ho messo a punto una serie di strategie comportamentali – frutto del confronto con l’esperienza di numerosi professionisti del settore. Ogni strategia mi aiuta a entrare nel mondo del bambino e a dialogare con lui su un piano libero e rilassato. Intraprendo così una conversazione amichevole a tu per tu, senza la presenza del genitore o di altra figura.

La chiacchierata prevede una serie di domande che puntano a fargli prendere coscienza dell’abitudine sbagliata. Gli faccio visualizzare come il succhiamento ha determinato, o sta determinando, lo spostamento dei denti, e lo faccio arrivare a richiedere l’aiuto necessario per smettere. In tal modo lo ingaggio affinché ce la metta tutta per farcela.

Se al bimbo fa piacere chiedo alla mamma di aiutarlo con dei cerottini sul dito che, nel momento di ingresso del dito in bocca, gli rammentano l’impegno preso con me e con sé stesso.

Mi piace coinvolgere il bambino attivamente con dei semplici, ma importanti, “incarichi a casa”. Uno di questi è segnare in un calendario colorato, che mi riporterà al controllo successivo, quando “il dito non è entrato in bocca”. In tal modo lascerà traccia dei progressi fatti e mi farà vedere quanto bravo è stato a gestire il dito.

Coinvolgo anche le mamme spiegando loro che la notte solitamente è il momento in cui più spesso il bimbo ha necessità di succhiare per compensare alcune paure come quella del buio o della solitudine. Consiglio quindi di andare in camera, accarezzare il bimbo e lasciare un piccolo segnale del loro passaggio da far notare al mattino per far capire al piccolo che la notte non è solo e che, dunque, non necessita del dito come compagno.

Ci sono dei segreti per favorire il successo?

In realtà non ci sono ricette magiche. E’ importante rassicurare il bimbo durante tutto il percorso che faremo insieme, guadagnare la sua fiducia ma mantenere quel necessario distacco amichevole medico-paziente che possa rendere il bambino sempre parte attiva. Fondamentale è ascoltare le ragioni dei suoi insuccessi, senza rimproverarlo o punirlo, ma incoraggiandolo e premiandone i progressi con elogi verbali e un bel premio finale concordato con i genitori.

E se non fosse sufficiente?

Nella maggior parte dei casi queste semplici strategie danno grandi successi. A volte, tuttavia, questa procedura non è sufficiente e possono essere utili semplici esercizi di succhiamento, volti a ridurre il bisogno di succhiare, che il bambino dovrà fare a casa con l’aiuto del genitore.

Se anche questa tecnica fallisse, utilizzo piccoli schermi da posizionare in bocca per impedire al dito di entrare. In questo caso, prima di procedere ne parlo con il bambino per capire se può accettare il dispositivo, perché tutte le strategie obbligate hanno dato dimostrazione di fallire senza la complicità del paziente.

È comunque importante che tutti questi metodi siano proposti da una figura professionale adeguata ed esterna come la mia. La sospensione di un’abitudine sbagliata, rappresenta infatti un momento di confronto e di crescita che implica l’assunzione responsabile di un impegno: se fatta di fronte a un estraneo è più facile che sia onorata.

Ricordiamoci che, anche se sono bambini, con il coinvolgimento e gli stimoli giusti sapranno stupirci e far ricredere anche i genitori che hanno ormai perso le speranze di eliminare il loro vizio”.

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